“Nuddu nasci ‘mparato”. Era questa l’espressione usata da mio nonno ogni volta che qualcuno commetteva un errore. O lui commetteva un errore. O io commettevo un errore. Nessuno nasce imparato. Cioè nessuno sa già in partenza come si fa. L’errore è dunque parte naturale del gioco. Anche perchè, se nessuno nasce imparato, allora vuol dire che si deve imparare, ovvero si deve giocare. Ed è probabile -anzi, è certo- che non si finisce mai di imparare. E dunque gioca, vivi, sbaglia pure – ma cammina. E impara. Semplice no? (ah-ha, vi vorrei vedere, poi, al dunque! Che certo che non è semplice. Cioè, lo è e non lo è. Tutte le verità non banali sono vere anche al loro contrario, il che è un casino, buttana della miseria buttana!)

Ci sono vari modi di sbagliare. Uno è dato dall’aver smarrito la rotta, o non averla mai avuta, o aver fatto male, malissimo, i calcoli. Capita allora che ci si ritrovi ad un certo punto da qualche parte che ci è estranea. Che è estranea a quanto in noi aspettava di nascere, di vivere, di compiersi. Non è bello. Per niente. Se avete commesso questo tipo di sbaglio siete nei casini. Ma non siete mica paralitici o ve l’ha comandato lo spirito santo eh? Ci siamo capiti? Io, per mia fortuna non ho commesso nè commetto errori di questo tipo. Per fortuna. Mi dispiace.

Un altro ha a che fare col perdere tempo (ma a volte perderlo è utile. Però altre no, è solo una rottura di coglioni) o con lo sprecare energie, disperdere energie, o, anche qui, con l’aver fatto male i calcoli, ma solo di un poco. Tutti noi conosciamo questo genere di errore. Va bene. Soprattutto se uno poi se ne accorge, ne prende atto e fa un passo oltre. Perchè ha imparato. In genere dopo si è meglio di  quanto si era prima. Hai pagato il tuo prezzo -perchè, come diceva Aristotele da qualche parte in qualche momento (Aristotele ha detto tutto. Figuriamoci se non ha detto questo): “Ma che ti pareva, che era gratis?- e con quello ti ci sei comprato un miglioramento, un qualche tipo di evoluzione.

Io, ultimamente, ho pensato che forse un errore di questo secondo tipo lo stavo commettendo. Con Facebook. Voglio dire, troppa roba. Troppo tempo. Troppe cose. Troppe energie dilapidate in discussioni inutili e su cose che certamente erano cose che andavano dette -o che io volevo dire- ma che lì, poi, beh non ne valeva la pena. Insomma, facebook è bello, e a me piace molto; ma c’è che se non stai attento ti risucchia tempo, che già è limitato, E allora io ho pensato: “ci passo meno tempo, leggo di più, mi godo la parete del soffitto con lo sguardo assente, faccio più cose, e prima, di quelle che vanno fatte…e, siccome, comunque, dire la mia mi piace assai e in più c’è che non si sa come e perchè ma c’è un bel po’ di gente che ci piace leggersi le mie minchiate, bene, allora faccio un blog e ce le metto liddentro”.

Ed eccolo qua.

Si chiama “Nessuno nasce imparato”. Che a me mi pare una bellissima frase, fiduciosa, incoraggiante, democratica e libertaria. Una frase che apre. E siccome di roba che chiude ce n’è assai, questa ci stava che era una meraviglia. Avevo pensato di metterlo nell’originale “Nuddu nasci ‘mparatu”, ma sta storia del siciliano usato orgoglioeradici e che fa linguisticamente chic un poco a me mi fa le fitte al fegato. Quindi ce l’ho messo in italiano, che non è uguale ma si capisce uguale,

Come sottotitolo non potevo non citare Aristotele (ancora dubbi avete? Che l’ha detto? Ma l’avete letta, almeno, L’Etica Nicomachea? Ecco, no! Allora che spacchio parlate a fare? Muti!), Cioè, la vita è fantastica, sbagliare è ok, può essere persino fico, ma si paga. Si paga un prezzo. Saperlo. Tutto qui. Poi uno se la ragiona. Ma saperlo, che niente è gratis, che tutto si conquista, che ci vogliono impegno, volontà, disciplina. E se ci metti pure passione e meraviglia sei a posto.

E di che parla questo blog? E chi lo sa? Non è che uno nasce imparato! Diciamo che certamente ci saranno quelle minchiate che capita che spesso io vi incontro e alcuni di voi mi dite: “ah sai, io ti leggo sempre, sei uno dei motivi per cui apro feisbuc!” (ma cose dei pazzi, penso sempre io, ma non ve lo dico). E allora, visto che su feisbuc ci sarò sempre ma ci passerò meno tempo, e le robe più toste le scriverò qui che così mi evito lo scassamento di minchia del dibattito, che, vi potevo lasciare soli? No! Qui, ci troverete le stesse minchiate di lì.

Le stesse minchiate.

Lo stesso linguaggio (con le parolacce, lo so).

Lo stesso stile.

Con la stessa leggerezza, svagatezza, sbruffoneria, minchiadimaraggine, ironia.

Che forse parlare del mondo, di se stessi, di cose serie, della vita, viene meglio a farlo così.

Beh, a me. E infatti questo è il mio blog, non il vostro.

Ci venite?

Mio nonno e Aristotele ne saranno felici. E secondo me pure voi.

 

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